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C'ERA UNA VOLTA L'ENDURANCE: UN LIBRO COME RESISTENZA CULTURALE

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Metti un’endurista con la “E” maiuscola, siedi attorno a un tavolo 46 vecchi fondisti, accendi un registratore audio, affida il tutto a uno scriba ed ecco che il gioco, anzi il libro, è fatto.

È ciò che ha fatto Lara Rigato che con determinazione e coraggio, spinta da tanti amici, ha deciso di mettere nero su bianco decenni di storia del fondo equestre, poi diventato endurance.

Racconti, aneddoti, memorie di un tempo in cui si andava a cavallo senza tecnologia e con poche tracce a conservarne la memoria. E allora non rimane che la scrittura, il libro, una delle arti più antiche.

"Non è stato semplice, è vero… ma è stato bellissimo", dice in post Lara, mentre ordina la seconda ristampa del volume.


P.S. Chi fosse interessato può contattarla scrivendole un semplice

messaggio privato su Facebook.


C'ERA UNA VOLTA L'ENDURANCE è dedicato testualmente a tutti quei cavalli, nobili e generosi, che ci hanno portato lontano in questo viaggio nell'Endurance. A loro, veri protagonisti di ogni passo, ogni respiro, ogni sogno realizzato (cit).


Il canyon di Campo Imperatore
Il canyon di Campo Imperatore

IL VALORE DI UN LIBRO NELL'ERA DIGITALE


In un tempo dominato dal digitale e sempre più, dall’intelligenza artificiale, la scrittura e il libro restano un punto fermo della storia dell’umanità. Nonostante la rapidità con cui oggi l’informazione nasce, si diffonde e scompare, il libro continua a essere uno dei mezzi più solidi e duraturi per tramandare conoscenze, tradizioni e identità culturali.


Scrivere significa fissare un pensiero, offrirgli una forma capace di attraversare le generazioni.


Un tempo anche l’endurance era così, più lento, più riflessivo. Una lentezza che permetteva di comprendere davvero, di godersi il viaggio e la gara.

Oggi il nostro sport è rapido, tecnologico e non per questo peggiore, sia chiaro ma forse è arrivato il momento di fermarsi un attimo di più durante i punti di assistenza, sorridere alla propria crew, alleggerire, sdrammatizzare. Anche perché, mentre noi corriamo, a poche migliaia di chilometri, tanta gente muore di fame o sotto le bombe.


Secondo me il libro è il “buen retiro” della memoria; in un mondo in cui tutto sembra fluido e immediato, il libro resta un atto di resistenza culturale.

È il “buen retiro” delle tradizioni, il rifugio dove le vecchie storie dei cavalieri trovano riparo.

E, soprattutto, è un luogo dove non si inseguono like, sul libro non puoi disegnare il pollice alzato e se lo fai, lo vedrai solo tu.


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UN CONSIGLIO PERSONALE


Mio padre mi ha sempre detto: "posso darti un consiglio? Non accettare mai consigli !!" ma faccio uno strappo alla regola questa volta.

Parla uno che si è accostato all'endurance nel 2000, dunque tardi rispetto ai 46 ma abbastanza per capirci qualcosa.

Da 23 anni ormai Sportendurance.it è il mio pane e per dieci avvincenti e lunghi anni, ho diretto una rivista internazionale di carta (Sportendurance EVO) ottenendo notevole successo prima di essere travolta dalla rapidità del digitale e dei social, dove tutti sono diventati giornalisti, opinionisti, fotografi e videomaker.

Al di là della consapevolezza del declino della carta e, più in generale, della cultura, il consiglio che voglio dare a chi avrà il piacere di sfogliare C’ERA UNA VOLTA L’ENDURANCE è questo: leggetelo e gustatelo lentamente e soprattutto proponetelo ai giovani, ai figli, ai nipoti; regalatelo a Natale.


Ormai tra le nuove generazioni in pochissimi leggono e questo ci espone a un rischio enorme: la sottomissione culturale, silenziosa e assicurata.


@Luca Giannangeli - foto archivio Sportendurance



Grazie e complimenti a Lara e a tutti coloro che hanno contribuito alla stesura del libro.


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