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ANIMA ENDURANCE: FANGO E SUDORE - MA PERCHE' PRATICHI L'ENDURANCE? LA DISCIPLINA PIU' DURA VISTA DA UN "AMATORE"

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ANIMA ENDURANCE - Senza gli amatori, quelli che ci credono fino all’ultimo anche senza garanzie, questo splendido sport sarebbe solo tecnica e cronometri.


"Fango e merda…"

Quattro mesi di preparazione per una benedetta gara di endurance, sotto la pioggia, contro vento, al freddo, al caldo, non è mai il tempo giusto ma loro sono sempre lì, con il sedere sul cavallo, a macinare chilometri come muli innamorati.

E poi arriva il giorno della partenza.

Il caos, la frenesia, il dubbio eterno: avranno preso tutto?

Valigie per loro, valigie per i figli, pappa per il cane e la paura costante di aver dimenticato proprio quella cosa fondamentale.

Selleria controllata dieci volte, sella? sì c'è!

Quattro sottosella? Presenti.

Due sottopancia? Ok.

Due testiere, due redini, due morsi, ormai sono un negozio ambulante con tanto di carrellini a rotelle.

Il cap? C’è… forse, speriamo.

Integratori imbustati uno per uno, piccolo laboratorio farmaceutico al seguito ok e poi le mele, le carote, l'arnica… ecc. ecc. ecc.

Coperte per il freddo che farà, il gazebo, le sedie, i secchi, i bidoni… troppe cose, abbastanza da farti venire voglia di scappare in direzione opposta.

E poi il pieno alla macchina/van e il portafoglio bello gonfio perché ricordiamoci sempre che l'endurance è uno sport povero per gente ricca!


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Poi la mattina, presto, maledettamente presto, mentre nevica e i suoi stivali affondano nel fango come sabbie mobili, sta pulendo i box per lasciarli in ordine al ragazzo che terrà i cavalli.

Lui alza lo sguardo e incrocia quello della moglie altrettanto infangata, altrettanto stanca, altrettanto pazza quanto lui e le chiede:


"Ti piacciono le gare?"

Lei risponde:

"Boh, a te piacciono?"

E tu, con il fiatone e un sorriso amaro:

"L’anno prossimo andiamo in una spa."

e lei "magari"...

Ma lo sanno perfettamente entrambi che non sarà così...


La verità è scolpita nel fango sotto i loro piedi; il prossimo anno saranno di nuovo lì, stivali immersi nella stessa melma, a spalare la stessa merda, col cuore che batte per la stessa follia.


Perché questo, alla fine, è endurance.


Eh si gli amatori, quelli grazie ai quali vive l'endurance, quelli che non vinceranno, o forse sì, ma non oggi, non domani, e comunque non è per quello che sono qui a fare endurance.

Per gli amatori rubare il tempo è diventata un’arte: il lavoro, i figli, la vita che corre… e in mezzo a tutto questo ci infilano un allenamento, un’uscita al tramonto, un giro al buio dopo cena perché “domani piove e non posso saltare un giorno”.


Loro che non lo fanno per mestiere.

Arrivano al via con la paura di non aver fatto abbastanza, con il timore di non reggere, con il cuore pieno di passione e la testa infestata da mille dubbi.

Perché la verità è che si sentono sempre un po’ impreparati, sempre un po’ improvvisati, sempre un po’ in bilico… ma cavolo, ci sono lo stesso.


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Sulla linea di partenza troveranno i team élite, quelli vestiti bene e brandizzati, quelli lucidi e alla moda.

Li guardano, li salutano con quel misto di rispetto e invidia buona ma comunque corrono con loro, questa la cosa strana dell'endurance, puoi correre con il campione del Mondo o d'Europa se riesci a qualificare il tuo magari unico cavallino.

Invidia per la loro calma, per la loro sicurezza, per il modo in cui sembrano muoversi senza mai sbagliare, perché per loro è lavoro, metodo, routine.

Loro sono i miti, le colonne di questo sport, quelli che trasformano la fatica in precisione e la pressione in lucidità.


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E gli amatori?

Loro sono il respiro di tutto il gioco.

Sono quelli che tremano quando vanno in visita veterinaria perché spesso sconosciuti alle commissioni giudicanti!!

Sono la parte romantica, quella che corre per amore, per follia, per ostinazione.

Sono quelli che, pur sapendo di non essere i migliori, sono comunque lì, nel fango, nella pioggia, nel vento, nel gelo, con il sorriso storto e il cuore che batte come un tamburo perchè loro hanno un altro lavoro e magari non hanno tempo di allenarsi in palestra o ancora soldi per il personal trainer.


Ma senza gli amatori, senza quelli che ci credono fino all’ultimo anche senza garanzie, questo splendido sport sarebbe solo tecnica e cronometri.


Loro sono l’anima.

Loro sono la differenza.

Loro sono la storia raccontata sotto voce, mentre i miti fanno la leggenda.



Da un'idea di Andrea Forni, pensato e redatto in collaborazione con Luca Giannangeli

foto Oreste Testa x Sportendurance


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