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L’ENDURANCE DI CUI MI INNAMORAI

Ho creduto in un endurance romantico per tanti anni, quell’endurance che mi fece allontanare dalla vita caotica, dalla giacca e cravatta, dalle borse The Bridge, dalle Metro, dagli appuntamenti eleganti, dagli aperitivi ecc. Mi innamorai di un endurance che per ben due volte mi fece lasciare il desiderato posto fisso, per la felicità dei miei genitori! Se lo sapesse Zalone! Inseguii una passione, la cercai con tutte le forze e a suon di sacrifici, la trovai. Non avevo abbastanza soldi per mantenere due cavalli, non avevo un terreno mio, non avevo un fuoristrada, figuriamoci un trailer. Lavoravo al mattino e studiavo il pomeriggio per mantenerli. Chiedevo passaggi per il mio quadrupede in cambio di gentilezza ed onestà, questo avevo da offrire. Mi innamorai dei piccoli gesti che quotidianamente un uomo di cavalli compie, spesso nel silenzio. Mi innamorai del fatto che vivessi fuori dal mondo comune; dall’esterno non tutti comprendono fino in fondo cosa stai facendo e perché. Alla base c’è un grande rispetto verso il cavallo, il tuo compagno e dall’altro una grossa voglia di tenerezza. Vivevo il presente in maniera maniacale, non volevo perdermi neanche un attimo di quello che stavo facendo sperando di fissarlo in maniera indelebile nel cuore e nella mente. Rubavo informazioni dai più esperti con occhi e buone orecchie. Il tempo passa e la vita scorre; le cose cambiano e, anche se cerchi di riviverle, di ripercorrerle, nulla sarà mai come prima. Bisogna essere capaci di lasciarle andare, sia le cose belle e soprattutto le brutte! Arrivava il momento di lasciare le redini sul collo del cavallo che altro non significa che lasciare che la vita prendesse la sua strada, senza costrizioni. Terminati i soldi, per rimanere nel mondo dell’endurance, decisi di mettere a frutto i miei studi, così nacque Sport Endurance che, nel bene e nel male, da circa un ventennio ha dato visibilità e voce all’endurance e ai suoi attori. Poi sono arrivati i social e tutti sono diventati giornalisti, fotografi e videomakers. La strada si è fatta tortuosa ma, come mi ha insegnato mio padre, davanti ad un bivio, ho sempre scelto la strada più ripida, in fondo non potrà che migliorare, si spera…. Continuo a camminare a testa alta e vi ricordo un bel proverbio, molto aderente alla realtà: “Asino che non si conosce, cavallo esser si crede” ovvero chi non conosce i propri difetti, o ha troppa stima di sè, crede di aver meriti molto superiori ai reali.   Luca Giannangeli
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