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Intervista alla squadra azzurra J/YR
Il Mondiale è andato in archivio da un pò; nei giorni seguenti la kermesse si sono susseguiti nei corridoi dell'endurance tantissimi commenti e chiacchiere sull'andamento dei nostri mondiali.
Abbiamo deciso di chiederlo direttamente a loro, i diretti interessati, gli unici titolati realmente a parlare.
Le foto a corredo dell'articolo sono di Adele Fondi, ormai collaboratrice insostituibile.
I primi a rispondere al nostro invito sono stati nell'ordine Rebecca Borghi e Dario Fondi, attendiamo Carolina e Matteo.
[caption id="attachment_6619" align="aligncenter" width="550" caption="I magnifici 4"]
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Queste le domande che abbiamo rivolto ai quattro ragazzi
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INTERVISTA
1) Il risultato della squadra purtroppo è stato deludente ma aldilà di questo, quale è stato secondo te il vero motivo della debacle della squadra? Cosa avresti cambiato o migliorato?
2) Secondo te è stato utile lo stage sulla sabbia a Sperlonga? I cavalli ne hanno giovato?
3) Alcune voci raccontano di un blocco psicologico dei cavalli, di un tilt nelle loro teste durante la gara. Ci spiegheresti meglio cosa è successo?
4) Cosa ti comunicava il cavallo in quelle ore nel deserto?
5) Avete sentito vicino il mondo dell'endurance, quello in Italia?
6) Un tuo pensiero, il ricordo più bello. Il più brutto lo possiamo immaginare.
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[caption id="attachment_6620" align="alignleft" width="300" caption="Rebecca Borghi"]
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INTERVISTA a Rebecca Borghi
1) Il risultato della squadra purtroppo è stato deludente ma aldilà di questo, quale è stato secondo te il vero motivo della debacle della squadra? Cosa avresti cambiato o migliorato?
Credo non sia corretto parlare di una debacle, ma sicuramente abbiamo sofferto di una impreparazione a lungo termine. L’esperienza si fa sul campo e in Italia non ci sono percorsi simili o che riproducano le stesse caratteristiche e difficoltà. Il percorso di Al Wathba è considerato il più tecnico nel suo genere con parecchi dislivelli (Tora Bora) e repentini cambi di terreno da sabbia profonda a sabbia battuta. Gli istruttori del mio Team avevano già affrontato gare di questo genere e hanno cercato di prepararmi al meglio. Nessuno dei binomi avevano mai affrontato una gara nel deserto e preparare una intera squadra per una competizione così impegnativa non è qualcosa di facile.
2) Secondo te è stato utile lo stage sulla sabbia a Sperlonga? I cavalli ne hanno giovato?
- L’idea di un allenamento collettivo su un percorso in sabbia è ottima. In spiaggia si riproduce la stessa sensazione di visuale che si avrà nel deserto: spazi aperti senza punti di riferimento e cavalli sempre a vista. Lo stage però è stato fatto troppo a ridosso della gara. Sarebbe stato molto più utile un lavoro programmato e compatibile con l’allenamento dei cavalli con più incontri.
3) Alcune voci raccontano di un blocco psicologico dei cavalli, di un tilt nelle loro teste durante la gara. Ci spiegheresti meglio cosa è successo?
- La mancanza di barriere visive, la confusione di macchine di assistenza e cavalli di ogni genere ha sicuramente messo a prova i nervi dei nostri cavalli abituati a correre in spazi più ristretti e molto spesso in piccoli gruppi. Io stessa ho notato un forte cambiamento in Rapunzia della Bosana che di solito è molto tranquilla e gestibile e nell’occasione si è rivelata molto nervosa e in avanti. Fortunatamente la confusione è regnata solo per i primi chilometri e la cavalla è riuscita a ritrovare la sua normale cadenza e regolarità. Probabilmente questo iniziale disagio ha penalizzato i cavalli più nevrili e impulsivi.
[caption id="attachment_6621" align="aligncenter" width="550" caption="L'affollato start"]
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4) Cosa ti comunicava il cavallo in quelle ore nel deserto?
- Dopo la confusione iniziale ho lasciato che Rapunzia, in compagnia di Fiwa, prendesse un buon passo ma senza esagerare. Sentivo la cavalla realmente motivata nonostante la diversità dell’ambiente. Durante gli allenamenti a casa, lunghi e impegnativi, la cavalla aveva dato ottima prova di se e proprio non ci si poteva aspettare una conclusione così. Ma purtroppo questo è l’endurance dove anche i piccoli dettagli contano. Certo è che in quel momento, nel deserto così desolato eppure così rumoroso ho capito che eravamo solo noi due.
5) Avete sentito vicino il mondo dell'endurance, quello in Italia?
- Personalmente ho sentito vicini gli amici che ho nel mondo dell’endurance che non sono potuti venire. Per il resto ci sono state come al solito troppe polemiche con argomentazioni anche non pertinenti, offese gratuite e basate su informazioni falsate su siti di uso pubblico. Fortunatamente il mondo dell’endurance non è fatto solo di polvere ma anche di informazione; mi riferisco a Sportendurance che ha tenuto aggiornata l'Italia intera con informazioni e foto date direttamente da persone che erano ad Abu Dhabi.
6) Un tuo pensiero, il ricordo più bello. Il più brutto lo possiamo immaginare.
- Il più bel ricordo rimarrà comunque il forte sentimento di squadra che ha legato cavalieri, assistenti e tecnici. Rappresentare la nostra Nazione in un appuntamento cosi importante mi ha anche fatto pensare alla responsabilità che si assume ogni atleta verso la bandiera e verso coloro che sono stati meno fortunati e sono rimasti esclusi. Forse tanti pensano che la partecipazione sia l’arrivo, ma mi è stato insegnato che l’arrivo è solo uno, quello del traguardo. Nonostante l’eliminazione è stata una gara bellissima. Ringrazio in primis la mia cavalla Rapunzia e tutto Team Bosana, presenti e non, che mi seguono e mi sostengono sempre e da sempre. Un grazie anche a tutto il Team Italia per lo spirito e l’affiatamento di squadra mantenuto nonostante il risultato negativo.
Rebecca Borghi
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[caption id="attachment_6622" align="alignleft" width="297" caption="Dario Fondi"]
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INTERVISTA Dario Fondi
Dario non ha risposto nell'ordine alle domande, ha preferito farlo in "unica soluzione" ma i contenuti sono quelli che contano.
- Innanzitutto volevo ringraziare Sportendurance per avermi dato la possibilita' di esprimermi personalmente, soprattutto alla luce della lunga lista di critiche, legittime e non, che sono piovute in queste ultime settimane. Grazie...
Premetto che non rispondero' fiscalmente alle domande, raccontero’ brevemente il mio mondiale.
Arriva l'atteso momento della partenza e in un batter d'occhio mi ritrovo ad Abu Dhabi.
La prima nota dolente arriva lo stesso giorno quando all'aeroporto mi riferiscono che la valigia contenente tutto l'equipaggiamento è stata spedita a Bangkok!
Arriverà il venerdì pomeriggio.
Il lunedì sera arrivano i cavalli e devo confessare di aver provato un gran sollievo nel vedere Gazzarah in forma e senza risentimenti.
Il clima fra i vari Team e la commissione era eccellente, caldo e amichevole, tutti affiatati e ognuno a disposizione dell'altro.
Il giorno della gara arrivò presto e consapevoli di avere una buona squadra ci apprestiamo a partire.
Purtroppo non era la partenza che avevo immaginato! Da subito mi rendo conto che qualcosa non stesse andando nel verso giusto.
Già dalla partenza Gazzarah entra in uno stato di panico nervoso, forse dovuto alla miriade di jeep che ci affiancano, forse alla vista del deserto aperto, forse all'eccessivo rumore, non so... fatto sta che percorriamo 33 km di strattoni, giravolte, sbandate improvvise, scontri con altri cavalli, insomma in caos totale, senza alcun modo di fermarla o farla calmare e, credetemi, le abbiamo provate proprio tutte!!
[caption id="attachment_6623" align="aligncenter" width="550" caption="Start line"]
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Naturalmente dopo un giro impossibile da descrivere il cavallo ha risentito metabolicamente portandomi lo stesso a compimento del penultimo loop con una forza e una cattiveria che in quella situazione non ritenevo possibile.
Il sogno di squadra era purtroppo svanito al secondo giro e adesso anche quello personale era finito.
La delusione di gara non la racconto perchè sicuramente molti lettori l'avranno già provata prima di me come senz'altro quella inerente a commenti inopportuni e fuori luogo.
I motivi della disfatta li lascio a persone più esperte e capaci, io volevo soltanto raccontare un esperienza, certo è però che non basta un giorno al mare per abituare i cavalli a condizioni così diverse e problematiche, forse non sarebbe bastato neanche un mese! Mi confesso infine profondamente amareggiato e rammaricato per come sono andate le cose, speravo si potesse fare meglio ma nonostante ce l’abbia messa tutta non è stato così.
Concludo ringraziando tutti coloro che ci hanno sostenuto dall'Italia e naturalmente la mia assistenza e i miei compagni d'avventura, porgendo loro i miei complimenti; si chiude questa parentesi che mi lascia dentro la consapevolezza di avere un cavallo eccezionale e di questo contentissimo. Grazie.
Dario Fondi





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