
Di seguito pubblichiamo un sentito racconto firmato da Nico che ringraziamo - Prendetevi due minuti e leggete.
Cerveteri 2013: "Ho creduto fosse stata una disfatta. Per le condizioni, per il tempo e forse per qualche nostro errore di valutazione. Malgrado avessimo lavorato tanto e corso molto, ma molto di piu' durante la gara.
Per i visi delusi e qualcuno incazzato, quando siamo rientrati al circolo sotto una pioggia scrosciante, zuppi e pieni di fango fino alla punta dei capelli.
Per tirarmi un po' su, mi sono detto che abbiamo riportato tutti i cavalieri a casa e che, in quelle condizioni, per quanto riguarda la sicurezza, l'organizzazione, la preparazione e soprattutto i nervi saldi, siamo stati in gamba.
Quando mi sono trovato nella jeep con Francesco, mentre cercavamo due ragazzi che si credeva si erano persi (non per la mancanza di segnaletica, ma perché l'acqua e il fango avevano ostruito alcuni passaggi al poligono) il padre, partito dietro di noi a cercare il figlio, dopo averci prima detto che non li trovavamo, credo, si sia reso conto che solo noi potevamo accertarci del fatto, in quanto eravamo in contatto telefonico permanente con il personale dislocato su tutto il percorso e quelli che satellitavano su tutta la zona di gara; le condizioni sono state proibitive all'inverosimile, ma mi chiedo, come puoi pensare di mandare un figlio nel deserto se non hai calma e fiducia nell'organizzazione?
Ugo, uno dei veterinari e persona preparata, mi ha raccontato di una volta che hanno preso una tempesta di sabbia durante una di queste competizioni.
[caption id="attachment_9595" align="aligncenter" width="461" caption="Il Parterre di gara - foto by S.M. facebook"]

[/caption]
Al circolo, ho guardato, tutti quelli che mi passavano davanti, in volto ,ma soprattutto Enrico; era pallido nel vedere i suoi quattro anni di lavoro sull'endurance scontrarsi con un nubifragio; eppure, cercava, con un sorriso forzato e un po' fanciullesco, di tirare su il morale a giudici veterinari, accompagnatori e concorrenti.
Ho visto in quel momento un uomo piu' basso di me, ma molto piu' alto di molti altri!
Poi ieri ho parlato con il padre siciliano di uno dei concorrenti in gara sulla 120 km.
Sembrava che il nubifragio non ci fosse mai stato. Mi ha raccontato che quando i giudici, viste le condizioni, volevano annullare la gara, il suo pensiero, quello di suo figlio e di molti altri, era quello di volerla finire a tutti i costi e avere la qualifica.
Ci ha tenuto a precisare di avere tre figli che montano a cavallo, che per loro, malgrado la passione e il lavoro svolto in tutti questi anni nel campo, rinuncerebbe a tutto, ma che in quel momento e soprattutto all'ottanta per cento della competizione, bisognava finire la gara.
Giustamente, da dietro un tavolino, non puoi decidere le sorti di cavalli, concorrenti, assistenti e di tutti noi, impegnati a combattere con la tempesta per arrivare tutti insieme alla meta; neanche se il tavolino e il gazebo, da dove ti trovi, sono volati via con la tempesta.
Che grinta questi enduristi!!! In un mondo così falso e fittizio, questo Cuore, lo puoi trovare ancora in sport come questi!
Poi mi ha raccontato che una delle sue tecniche per allenare il cavallo e potenziarlo, era quello di farlo correre in acqua, sulle lunghe spiagge della sua Sicilia.
Di conseguenza il cavallo, essendo abituato al movimento dell'acqua sul bagnasciuga, non aveva timore di correre su di esso col frangersi delle onde; il contrario di altri cavalli in gara i quali tendevano ad allontanarsi dal bagnasciuga e portarsi nella parte piu' interna dell'arenile, dove, per la morbidezza della sabbia, faticavano di piu' e quindi rallentavano di molto.
Mi ha fissato e puntandosi l'indice al naso, mi ha detto di aver fiutato in quei tre km di spiaggia, l'odore di vittoria.
Il figlio, in contatto telefonico con lui, gli comunicava di aver raggiunto e messosi in testa ai quattro capolisti i quali approfittando che il cavallo avanti dava sicurezza ai loro vicino al frangersi delle onde, avevano ricominciato a galoppare dietro di lui.
Era in quel momento che si poteva decidere la gara; se li avesse seminati, avrebbero rallentato nuovamente, riallontanandosi dal bagnasciuga.
A questo punto il siciliano diceva telefonicamente al figlio di allungare il galoppo. Il cavaliere, auscultato con l'orologio elettronico il cavallo, comunicava al padre che aveva il battito un po' alto.
A quel punto il siciliano, mi ha fissato negli occhi e mi ha detto: "Conosco quel cavallo, l'ho cresciuto, allevato e allenato io. MANDALO IN FUORIGIRI".
In quel momento ho capito. Ho capito perché c'è gente come loro e tutta una organizzazione e direzione tecnica ed un presidente straniero che hanno dovuto fare scelte veloci e difficili, abbiano lavorato a tutto questo.
Ho capito perché un Fiorucci, concorrente in gara, cerca di passare un fosso d'acqua, passato a causa del nubifragio, da cinque cm d'acqua a un metro, malgrado gli venga detto di non passare da uno degli assistenti al percorso.
Ho capito perché Enrico, con le lacrime agli occhi, ma con un sorriso, ha abbracciato me ed Umberto.
Non e' stata solo una gara. E' stata un'esperienza indimenticabile, un'esperienza per migliorare, un'esperienza resa magica dagli stati d'animo di tutti. Ho visto fatica, sorrisi, lacrime, delusione ed euforia al tempo stesso; un'ubriacatura di vita compressa in una giornata; per qualcuno ci vogliono anni per vedere tutte queste cose.
Se ci fosse stato il sole e fosse stata una passeggiata, non sarebbe stato così.
L'equitazione, e in questo caso l'ENDURANCE, e' uno sport fantastico!
Sono proprio dei duri questi enduristi!!!"